Il maestro del colore

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La mia vita e la mia monografia

Questa monografia vuole essere piuttosto una “biografia”, che racconta eventi accaduti e dimenticati; ma soprattutto i fatti che non si devono raccontare, per pudore o per convenienza: l’incontro di Natale a Fondachelli Fantina, la mostra a Milazzo o a Patti, o in un paesino sperduto della Sicilia; il concerto-spettacolo di Taormina, il girotondo nella Fiera di Messina, il caos coloristico di Villacidro; il ritratto di un “carabiniere baffuto” intravisto al tribunale o piuttosto il ritratto di Angela; la copia del Barboglitta “De Laudibus Messanae”, o la copia della Sacra Sindone, che Padre Bontempo porta in processione ogni Venerdì Santo. E vorrei raccontare tanti altri fatti “insignificanti”: La mareggiata di Spadafora sul muro del Municipio, dietro il castello. Il dipinto murale nella scuola elementare del villaggio di Villa Lina, con l’aiuto degli scolari. L’incontro nella casa di Antonio Pandolfo a Corriolo, con gli amici del “gruppo 90”. La mostra nello studio dell’Avvocato Arena, e il ritratto di Vichy, con parmigiano e champagne. Prima di concludere la mia comparsa sulla terra….Il dipinto con le mani eseguito nello studio dell’Avvocato Orlando. Il ritratto di Angelo Acerra, eseguito con le mani e… con i piedi, nel corso di una partita di poker. Il rischio è quello di presentare ai collezionisti un artista provinciale, che visse e operò in un ambiente provinciale…, come Salemi, piccolo paesino della Sicilia, pur scelto da Vittorio Sgarbi come regno delle sue grandi aspirazioni estetiche, dopo aver scartato Milano, una squallida realtà economica, “dove la gente suole passare distratta e sa leggere solo i prezzi e non i valori”. Preferisco essere povero e schiavo, come lo schiavo greco, che insegnava agli imperatori sanguinari e spietati la filosofia e… l’umiltà.“Tri sunnu li putenti, ‘u Re, ‘u Papa e ‘cu non ‘avi nenti”. Io voglio morire povero, in un giaciglio di sterpi, in una grotta infestata dai ratti e sconvolta dalle mareggiate. E non voglio lasciare agli eredi ricchezze d’oro, di gemme e d’argenti, ma solo un ricordo di me che sia sottoscritto dal desiderio di recuperare e conservare ciò che non vale niente (nella nostra economia industriale e guerrafondaia). Un albero secolare, una tegola rotta, una trave di legno tarlato, il frammento di un’anfora greca o romana… una melodia Pucciniana, cantata da una donna che piange…, innamorata solo di te.Una poesia offerta a Mattia, che ha indotto Sgarbi a dedicare un suo libro “a Dimitri che non è lontano dalla Sicilia”; a Teresa, che ha raffigurato e… trasfigurato i miei impossibili arcobaleni; a Giammoro o…alla mamma; un pensiero, un quadro, dedicati agli emarginati e agli extracomunitari, uccisi dalle nuove leggi razziali, ai…poeti veri, poveri e disperati, a tutti i diversi, per scelte ambigue, religiose o sacrali…a quello sciagurato di Placido Biasini!!! Ai cani fedeli, come agli avvoltoi; la fede di Peppino, o la devozione di Carmelo, la gratitudine di Antonio Pio e Diego Pace; a quell’innominato figlio di buttana, a quel genio di Enzo Velotto, ma soprattutto a Giovanni Tomasello, che nega il pane ai suoi figli, per regalare diamanti. Il ricordo di una donna innamorata e persa, alcolizzata e drogata da inutili illusioni, di un amico che piange, o ride con te, l’impronta della mia anima su un quadro di Felice;  il catamarano,in alto mare, in un giorno di tempesta; le trasparenze e le farfalle di Lidia e Loredana, impudiche ed effimere; e la piccola Laura, che firmava i miei quadri più belli, perché dipinti insieme, in una giornata d’inverno. Le sinfonie cromatiche, i concerti incompiuti di Antonio Donato, per vincere i suoi traumi. Le moltiplicazioni dei pani e dei pesci, o piuttosto dei miei quadri, per acquistare i libri universitari. Voglio trascrivere soprattutto le presentazioni critiche di Nino Ferraù, Pepè Spatari e Ninì Bambara, che amarono lamia pittura più di ogni altra cosa, ma anche le fotografie di Giovanni Lo Turco, che aveva copiato i miei quadri, i miei mercati, già prima di conoscermi; un pensiero di Erika scritto su un foglio di quaderno, un segno che resta, come i suoi dipinti di bimba:“a papà, spirito libero…che la scintilla divina illumini ogni tuo respiro!”. Un quadro dipinto diversi anni fa sul muro lesionato della casa di Salvatore La Malfa, nell’isola di Salina; ora è una parete in rovina, che non può più sostenere la casa, ma l’Avvocato La Malfa conserverà per sempre insieme al muro pericolante della villa, mai ristrutturata, la mia opera. Un ricordo, un messaggio, un esempio per coloro che continuano a distruggere le tracce di u passato illustre,… ed hanno imbiancato la Cappella Sistina per “ripulirla” dalle tracce del passato e dalle trasparenze dipinte a secco da Michelangelo.