Il maestro del colore

Molto apprezzata al Real Albergo delle Povere la mostra di quadri del maestro Dimitri Salonia e coinvolgente anche lo show cooking dello chef Giuseppe Giuffrè durante l’evento culturale sul ruolo dei mercati siciliani. Interessante anche il convegno sulla funzione  sociale ed etno antropologica dei mercati siciliani. L’Assessore regionale Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Vermiglio ha sottolineato come “l’arte con la sua forza evocativa possa proiettare in modo evidente la ricchezza delle nostre tradizioni più vitali come i mercati”.

 La mostra curata dalla Fondazione Salonia, allestita nella sede espositiva regionale del Real Albergo delle Povere di Palermo ha acceso i riflettori su questo universo dei mercati, perché l’arte con la sua forza evocativa proietta nel presente, nell’ottica di una rinascita, la ricchezza delle nostre tradizioni più vitali“. A dirlo l’assessore regionale Beni Culturali e dell’identità Siciliana Carlo Vermiglio inaugurando un evento culturale sui mercati siciliani al Real Albergo delle Povere a Palermo  e in particolare,  la mostra I mercati storici. Valori e tradizioni della Sicilia nel mondo del noto artista Dimitri Salonia che resterà esposta fino al 4 agosto “Dai mercati siciliani – prosegue Vermiglio – trae ispirazione l’artista messinese Dimitri Salonia che, con espressioni cromatiche forti e contrastate, interpreta e fa rivivere nelle sue opere i più noti mercati popolari siciliani, anime autentiche di questa Isola da sempre aperta al transito e al dialogo tra le due sponde del Mare comune”. Soddisfatta per l’alto profilo culturale della kermesse anche la direttrice del Polo Regionale Museale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo l’antropologa Valeria Patrizia Li Vigni che insieme all’Assessorato regionale Beni culturali e dell’identità siciliana e alla Fondazione Salonia ha organizzato l’evento. “Nei mercati – spiega i Vigni – al di là dell’oggetto che viene venduto diviene sempre più importante il patrimonio immateriale che si trasmette attraverso la frequentazione dei luoghi dove i venditori si assembrano alla ricerca di accentrare un pubblico sempre più vasto. Nel tentativo di documentare ciò che rimane del mercato, che  sempre più perde la sua identità, lo abbiamo voluto analizzare attraverso gli studi realizzati dal Centro regionale per l’inventario e la catalogazione, che ha documentato, con la guida di Orietta Sorgi, e abbiamo approfondito l’argomento avvalendoci della collaborazione di Ignazio Buttitta e altri eminenti studiosi che hanno esaminato il tema. Infine la performance dello show cooking dello chef Peppe Giuffre ci ha mostrato il cibo del mercato, il cibo a chilometro zero e la sua preparazione con l’obiettivo di scongiurare la perdita della memoria dei nostri mercati storici siciliani che oggi assumono diverse connotazioni ma che testimoniano una costante evoluzione dettata da una continua integrazione culturale. I mercati oggi si arricchiscono di nuovi prodotti e si rivolgono ad una popolazione interculturale, testimonianza di una Sicilia che conferma il suo sviluppo nell’ottica dell’accoglienza e della integrazione sociale e culturale”. Molto apprezzata la mostra del maestro Salonia  che è riuscito ad interpretare con le sue opere l’anima popolare, e quel complesso di sentimenti su cui si fonda l’essere comunità. I mercati erano difatti per lui, come per la gran parte dei siciliani,  “posti per incontrarsi e scambiare  esperienze“. Diventando poi anche campo di osservazione, motivo di riflessione, spunto di analisi. Partendo dalla tradizione di noti rappresentanti della Cultura siciliana, da Bufalino a Guttuso, Dimitri Salonia ha reinterpretato i mercati, rendendoli vivi con il colore, facendoli diventare un brand urbano che racchiude in sè tradizione e innovazione. I mercati siciliani più famosi da Ballarò alla Vucciria, sono descritti perché è in quel contesto che secondo l’artista “la socializzazione, le grida, gli sguardi, la gestualità, assumono significati particolari”. “Tra quelle rovine – spiega Salonia – ti sembra ancora di sentire i passi lenti o affrettati della gente sulle balate  bagnate dalla pioggia e dagli spruzzi, e anche la voce dei banditori di frutta e verdura, un triste canto di banniata, disperato e solo, come su un palcoscenico vuoto, o un cumulo di rovine dopo un terremoto. E ascolti attonito questo concerto, soffiato dalle canne mozzate di un organo senza tempo, né corde, né tasti, nato in un luogo scordato dal tempo e dalla memoria”.